giovedì 23 settembre 2010
C'è chi nasce asino
lunedì 20 settembre 2010
Desideri segreti di risposte
giovedì 16 settembre 2010
Filosofia aziendale
lunedì 13 settembre 2010
giovedì 9 settembre 2010
Obiettivi
Genio all'opera
martedì 7 settembre 2010
Son soddisfazioni
Lettere fra i denti
lunedì 6 settembre 2010
CoseAcaso
sabato 4 settembre 2010
Lo smartphone... e il modulo A38
martedì 31 agosto 2010
I'm back
domenica 15 agosto 2010
Domani si parte
mercoledì 4 agosto 2010
Di professione idraulico
domenica 1 agosto 2010
L’alga pelosa
venerdì 30 luglio 2010
La saggezza della folla (in piscina)
mercoledì 28 luglio 2010
Le ferie di agosto
Il mare ha senso solo a giugno.
A giugno c’è poca gente, fa meno caldo, è più ventilato, è più pulito, è più economico, il servizio è migliore, non c’è traffico, non ci sono i bambini, non ci sono i cani, non ci sono i ragazzini, non c’è l’animazione, non c’è la musica.
Ci sei tu e c’è il mare e i gabbiani e i pescatori e l’anguria e la focaccia e il vento e la risacca.
Però quest’anno mi tocca agosto.
Partiamo in due, al mare solo 3/4 giorni.
Mi prendo la briga di cercare un b&b.
Molti sono occupati, altri sono distanti qualche km dal mare. Altri ancora, la maggior parte, sono catapecchie che offrono camere senza bagno a 120 euro ad agosto.
Spunto la lista:
√ 90 euro, senza bagno.
√ 150 euro, bagno, sul mare.
√ 80 euro, bagno, 8.5 km dal mare.
√ 90 euro, senza colazione.
E così via.
Provo l’ultimo.
Spiego la situazione.
E’ una donna gentile dall’altra parte, leggero accento marchigiano. Ha un vero b&b perché le stanze sono in casa sua! Miracolo!
Mi dice “abbiamo una camera con il bagno privato. Poi serviamo una bella colazione, potete entrare e uscire quando volete perché la stanza è indipendente. Sì, potete usare la cucina per farvi qualcosa per pranzo, certo”.
Poi si intimidisce e mormora “costa 60 euro la camera... però, però... ecco, però siamo a 100 metri dalla spiaggia e... il mare ha la bandierina blu”.
Signora, c’è bisogno di giustificare la santità?
lunedì 26 luglio 2010
Senza parole
sabato 24 luglio 2010
Ma che simpatici burloni!
Ti chiamano alle tre del pomeriggio di sabato (ed è per questo che ti farai un numero privato), ti scrivono email alle 2 di notte dal loro blackberry (e magari tu non hai i soldi nemmeno per un SMS), ti fanno andare su e giù cinque volte di fila per vedere il logo che ti hanno chiesto perché a video non rende e comunque c’è ancora qualche-piccola-modifica-da-fare.
Poi finalmente il logo va bene, sono contenti, rende, sì.
Ma il cartellone no, perché costa troppo.
E allora ti dicono che non vogliono più niente, nemmeno il logo.
Abbiamo scherzato, sembrano dirti.
Non ti paghiamo, tu capisci.
Certi clienti.
Simpatici come le zanzare.
giovedì 22 luglio 2010
La bottiglia di Pininfarina e il glossario della comunicazione
Io sono una di quelle persone che “l’acqua del rubinetto tutta la vita”: è buona, sana, controllata, sempre disponibile, non inquina, non faccio fatica a portarla a casa, costa poco.
Questo è l'insight del consumatore
Sicuramente è anche grazie al fatto che vivo in una zona in cui l’acqua è veramente ottima. L’anno scorso sono stata una paio di giorni al mare e l’acqua del rubinetto era veramente pessima, sapeva di alghe ed era unta come una melanzana grigliata.
Ringrazio, quindi, di abitare in una zona di acqua buona, con un acquedotto buono e dei tubi buoni.
In qualche modo, quindi, l’idraulicA c’entra sempre.
Questa è l'esperienza d'uso
Comunque, domenica sera sono uscita a cena per festeggiare un compleanno. Eravamo in due, in un grazioso ristorante in cima ad una collina, circondato da un giardino di statue classiche e roseti. Su tutti i tavoli, occupati da allegre coppiette impegnate in una cena romantica, c’erano rose rosse dal gambo molto lungo.
Su tutti i tavoli tranne il nostro, ovviamente, dove invece troneggiava un bocciolo di rosa messo in ammollo dentro un piccolo vaso tondeggiante.
E mi pare giusto, dato che eravamo in due, sì, ma non in coppia.
Questo è un concept store
Ordiniamo.
Antipasto della casa, suggeriscono. Poi acqua e un bicchiere di vino.
Ok, ma prima mi informo su che cosa c’è. Quindici (e dico QUINDICI) portate.
Assaggini, dicono. Mi sa che mi fermerò a quelli.
Questo è product bundling
Salumi, formaggi, creme, fichi, riso, nervetti. Va tutto bene fino ai nervetti. No, guardi, quelli meglio di no, non li porti, dico io.
In alternativa possiamo servire un antipasto di pesce, risponde il cameriere.
Meglio di no, va bene quello classico, faccio io, sentendo la bocca dello stomaco chiudersi alla sola idea.
Queste sono le preferenze del consumatore
Arriva l’acqua.
Bottiglia da un litro (un litro vero, non 75 cl), bella, ghiacciata, trasparente, un tappo blu e un’etichetta argento. E’ una bottiglia di alto design, grande rapporto qualità prezzo, disegnata da Pininfarina, ci informa il cameriere.
Accolgo la notizia con l’entusiasmo con cui allargo il tovagliolo.
Questo è promozione del brand
Arrivano le portate.
Ho pensato di portarvi due ostriche al posto dei nervetti, dice il cameriere.
Paura e panico! Guardo la persona con cui sono a cena e bisbiglio “le mangi tu, vero?”
Questa è una una scelta infelice
Un’altra cameriera non sa della storia dei nervetti e ne lascia comunque un piatto sul tavolo. Io cerco di non guardare, distraendomi con uno studio dettagliato della bottiglia, quasi dovessi farne un trattato di design.
Questa è disattesa delle aspettative
Penso “Non è che se mi dite che è di Pininfarina sono più contenta di pagare 6 euro (o quanti me ne chiederete) un litro d’acqua! Io bevo l’acqua del rubinetto, diamine!”
Questo è un principio di boycott
E intanto che bevo e mi guardo attorno, realizzo che, dopo tutto non cucino tanto male.
E se aprissi un ristorante?
Questo è l'empowerment del consumatore
lunedì 19 luglio 2010
L'uscita
sabato 17 luglio 2010
Punti di vista
Tiro fuori il portatile, il mio (lievemente scassato) MacBook bianco.
La linea basic, comprato nel 2008, per intenderci.
800 euro nuovo, sempre per intenderci.
Ci lavoro 10 ore al giorno, ancora per intenderci.
Faccio partire il keynote.
Lui mi dice, per fare il brillante: “avete computer troppo belli, guadagnate troppo, vi devo tirare giù il prezzo”.
Io gli tiro un sorriso e un improperio muto, l’occhio mi cade sull’iphone che ha in mano.
Gli rispondo “è personale e uno strumento di lavoro”.
Ma penso “lo sai che il mio computer usato costa meno del tuo smartphone?”
La ricerca gli piace, è interessante, condivide, trova spunti utili. Sì, va bene, va bene, procediamo.
Ma non firma il contratto. E’ troppo caro, deve rifletterci e fare la controproposta economica.
Incassiamo (per modo di dire), con un sospiro di sconcerto.
La creatività va bene, va bene, sì, ottimo. Ma no, per quel pannello con l’insegna... troppo caro, abbassiamo. Segna lui, di suo pugno, il prezzo che vuole sul documento.
Incassiamo, mordendoci la lingua per non alzare le mani.
E per l’altra campagna deve ancora rifletterci.
E’ un tipo molto riflessivo visto che è la terza volta che andiamo ed ha avuto un mese e mezzo per pensarci.
Incassiamo per l’ennesima volta.
Poi parla di un suo prodotto, una cosa che costa un po’ di più rispetto alla concorrenza, ma la qualità è migliore, dura, funziona. Sì.
E poi guarda il catalogo di un negozio, legge che praticano sconti del 15%. Commenta “però! Bei ricarichi che fanno per fare uno sconto del 15%! Lo sapevo io che avevo sbagliato mestiere”.
Io lo guardo, tiro un altro sorriso, gli riguardo l’iphone che intanto ha iniziato a vibrare.
Rispondo “io avrei dovuto fare l’idraulico”.
Almeno incasserei.